Inaugurata la nuova casa di Leskoc
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Inaugurata la nuova casa di Leskoc  | Casa Carita Umbra in Kosovo

Inaugurata la nuova casa di Leskoc

Data di pubblicazione : 25/10/2014

Venerdì 24 ottobre 2014 si è svolta l'inaugurazione della casa di Leskoc in Kosovo, nuovo campo base della Caritas Umbria nel paese balcanico.

Il comunicato ufficiale della Conferenza stampa episcopale umbra


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Il grande cortile all’aperto ha accolto le oltre trecento persone che hanno preso parte alla cerimonia d’inaugurazione della nuova struttura di accoglienza del campo missione della Caritas Umbria a Leskoc in Kosovo. Come due grandi braccia allargate per accogliere così appare la casa, quasi a mostrare il senso profondo che lì si vive che è quello dell’abbraccio e vicinanza a persone che soffrono, a bambini che non hanno famiglia e che nel campo missione della Caritas hanno trovato affetto e calore come quella della propria famiglia che la guerra o la povertà ha distrutto.

Alla cerimonia erano presenti mons. Benedetto Tuzia vescovo di Orvieto Todi e delegato per la carità della Ceu, padre Vittorio Viola della diocesi di Assisi, i direttori delle Caritas diocesane di Perugia-Città della Pieve, Orvieto-Todi, Gubbio, Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, di Foligno, e rappresentanti delle altre diocesi umbre, il vescovo amministratore apostolico del Kosovo mons. Gjergji Dode, il sindaco di Klina Sokol Bashota, il rappresentante del ministero degli Affari Sociali del Kosovo, i militari italiani dell’Esercito e Carabinieri del contingente Kfor della Nato che operano in Kosovo, sacerdoti delle parrocchie vicine e molte famiglie kosovare in gran parte aiutate dall’opera dei volontari italiani. Grande la festa e la gioia per i volontari italiani e kosovari che da anni operano nella struttura e dei bambini e ragazzi, attualmente accolti nella casa, che si sono esibiti in uno spettacolo con danze tradizionali del loro paese e in altre performance, concluso con la proiezione del video che raccoglie la storia di questi 15 anni insieme accomunati dallo slogan “Ciò che conta è volersi bene” ripetuto dalle voci di tutti coloro che a vario titolo hanno avuto una parte nel progetto.

 

Lo sforzo congiunto delle Caritas dell’Umbria, dei volontari, benefattori, tra i quali la Provincia Autonoma di Trento, l’associazione la Gomena Onlus, il gruppo Umbria Cuscinetti, l’associazione Altotevere Senza Frontiere, ha permesso la realizzazione di questa nuova struttura abitativa sorta su di un terreno acquistato dalla Ceu, che ospiterà bambini e ragazzi senza famiglia, dare loro la possibilità di formarsi anche professionalmente attraverso i laboratori di falegnameria e panetteria allestiti all’interno della struttura o prestare la loro opera nelle attività agricole e di allevamento. La struttura è stata realizzata in sette anni con il lavoro delle maestranze locali e dei volontari italiani che si sono alternati per periodi più o meno lunghi nel dare il proprio apporto tecnico, per un costo complessivo di 650.000 euro.

 

«Una giornata piena di emozione – spiega mons. Benedetto Tuzia vescovo di Orvieto-Todi che ha presieduto la cerimonia d’inaugurazione – che ha ripagato le attese. Una forma di prossimità quasi d’incarnazione con questo luogo dove si era usciti da poco dalla guerra con situazione di dolore e sofferenza. Qui c’è stata questa capacità della Caritas dell’Umbria di farsi partecipe e condividere queste momenti, e con impegno e dedizione portare avanti questo progetto. Sono queste cose che nascono in profondità, sono il segno che la condivisione non ha limiti e nasce dal cuore. E’ un vero laboratorio di prossimità e di solidarietà ma anche di dialogo interreligioso. Sono realtà ben impiantate che hanno ancora bisogno di un lungo cammino in comune con la realtà locale, di accompagnare e sostenere in tutti sensi, anche se poi si dovrà arrivare ad una forma di cooperazione e di passaggio del testimone, in un contesto dove ci sono alcune visioni che vanno meglio focalizzate e condivise in un dialogo franco e sincero, ma rispettoso della realtà locale di una chiesa che cerca di accompagnare non lasciando sola questa gente che ha tanto bisogno di avere qualcuno vicino».

«Un’esperienza bella che porto certamente con me, alla quale cercherò di essere vicino anche in futuro – ha detto il vescovo eletto di Tortona padre Vittorio Viola della Caritas di Assisi – Un progetto che ho seguito dall’inizio, oggi un sogno che continua con la presenza fatta di carità, di accoglienza e aiuto alle famiglie più bisognose che vivono in grande povertà nel contesto di un paese in ripresa dopo la guerra. E’ anche un punto di arrivo poter avere una casa più adatta all’accoglienza per rispondere alle tante richieste, ma anche una palestra dove imparare ad amar,e perché l’idea è quella di poter avere un luogo a servizio della Chiese dell’Umbria dove poter fare esperienza di carità concreta, del farsi prossimo, dello stare accanto. Per il Kosovo è un punto fermo come riconosciuto della municipalità di Klina e dal Governo, che dice come la Caritas dell’Umbria ha trovato una sua collocazione dentro una rete di aiuti che stanno permettendo alla popolazione kosovara di crescere».

Pensando ad un prossimo futuro padre Viola ha aggiunto che «la prospettiva è quella di pensare la casa come possibilità di apprendistato e formazione per i ragazzi per insegnare loro un mestiere, come una risorsa per i ragazzi che sono lì e che ora si devono confrontare con una responsabilità nuova e con la vita. Per questo la casa è stata pensata con diversi spazi di accoglienza prestandosi a molte funzioni, che miglioreranno il nostro servizio sia qualificando l’accoglienza in base all’età dei ragazzi, sia offrendo un’opportunità maggiore per i gruppi che si alternano dall’Umbria per fare esperienza concrete di servizio e di confronto con un’altra cultura e società, tra fedi diverse che dialogano verso una strada pacifica di convivenza».


L’attività di accoglienza e solidarietà del “Campo-missione” Caritas umbra in Kosovo è iniziato nel 1999 al termine delle ostilità che investirono la regione balcanica provocando migliaia di vittime. La presenza della Caritas umbra ha contribuito in questi 15 anni a ricostruire il tessuto sociale multietnico e favorendo il dialogo interreligioso nel nuovo Stato del Kosovo. Grande l’impegno degli operatori e volontari che hanno prestato il loro servizio a Klina, nell’ambito socio assistenziale con i bambini e gli orfani di guerra, ma anche con l’aiuto prestato a centinaia di famiglie in difficoltà o a bambini disabili ai quali viene proposta un’attività creativa e di socializzazione. Oggi, l’opera della Caritas nella cittadina di Klina si svolge anche con la visita e aiuto alle famiglie povere. Una forma di prossimità che nel progetto futuro della Caritas umbra potrà essere valorizzato e strutturato con maggiore frequenza per prendersi cura dei minori nelle famiglie di origine. Una testimonianza concreta di dialogo e convivenza pacifica e un segno di speranza per i giovani e i bambini del Kosovo perché anche loro possano avere un futuro da vivere nella pace e nella serenità superando l’odio e la violenza che ha generato vittime e lasciato segni indelebili nei loro occhi."